Per usare una fortunata immagine di Charles Rosen, suonare al pianoforte musica scritta per le voci o per altri strumenti può essere paragonato a guardare riproduzioni in bianco e nero di quadri, di stampe o di fotografie. Prima dell'invenzione della fotografia a colori, infatti, questo era il modo in cui si studiavano i quadri dei musei troppo lontani da raggiungere. La fotografia in bianco e nero dava informazioni soddisfacenti sulle opere d'arte, poiché il disegno e la forma (che la fotografia era in grado di riprodurre) erano considerati gli aspetti fondamentali della pittura. Lo stesso si può dire delle trascrizioni pianistiche rispetto agli originali. Anche la trascrizione pianistica dava informazioni sufficienti sull'originale, poiché riproduceva in maniera soddisfacente quelli che allora erano considerati gli aspetti fondamentali della musica: le linee melodiche, le armonie, il ritmo.
Questo lavoro si prefigge di affrontare in maniera sistematica la storia della trascrizione per pianoforte. La prima parte dell'opera (capitolo 1) è dedicata alla definizione del termine e tratteggia, con qualche cenno storico, le principali esigenze che hanno portato i compositori a trascrivere per lo stesso o diverso organico strumentale. Si esamina quindi la nascita e la prima evoluzione dello strumento pianoforte, e i primi esempi di trascrizioni per pianoforte di un certo rilievo storico. Il secondo e terzo capitolo indagano il periodo di maggior fulgore del genere, con un esame approfondito delle due figure più importanti di trascrittori per pianoforte (Liszt e Busoni), e uno sguardo ai loro precursori e ai loro contemporanei. Una sezione è dedicata al Novecento russo, da Godovskij a Stravinskij. Un supporto indispensabile alla trattazione è fornito dall'analisi del testo musicale.
La storia della trascrizione pianistica è sempre trattata di pari passo con la storia del pianoforte. Ciò permette, da un lato, di dimostrare l'importanza che il genere ebbe nella letteratura pianistica e dall'altro, soprattutto, di dimostrare come l'evoluzione e la fortuna del genere trascrizione costituisca forse la testimonianza più viva e diretta dell'evoluzione e della fortuna dello stesso strumento.
Nina Gallo Pianista, docente di pianoforte, si perfeziona a Palermo con Eliodoro Sòllima e a Imola con Boris Petrushanskij. Consegue cum laude la laurea magistrale in Storia e critica delle culture musicali all’Università di Torino, sotto la guida di Paolo Gallarati. Incide per Videoradio-RaiTrade. Tra le sue pubblicazioni figurano analisi di opere di Mozart e Debussy.