Locandina CuntimiDiaphonia Edizioni, in collaborazione con l'Associazione Musicale “Bellini” di Messina

presentano Cuntimi...

Venerdì 9 novembre 2018 - Auditorium Palacultura Antonello (MESSINA) – ore 11:00 - €5

Cuntimi... è un progetto visionario con un solo centro e tanti raggi.


Il centro è la lingua impiegata, quella che impropriamente definiamo dialetto. Ma più ampiamente i giovani, coloro a cui principalmente – ma non esclusivamente – ci si rivolge con quest'opera.
Il centro è la reazione all'omologazione culturale, per cui tutto ciò che non produce utile è da rigettare e abbandonare. E da questa prospettiva le lingue regionali non hanno senso di esistere, non servono, come non servono le lingue classiche, la filosofia, le arti...

 

Chi ha smesso di usare il dialetto è uno che ha rinunciato a un grado di intimità col proprio mondo e ha stabilito distanze
(Erri De Luca).

I raggi sono i vari modi di esprimersi, principalmente mediante storie che appartengono non al folclore, ma all'umanità intera, ormai archetipi.
Il siciliano impiegato, ambisce ad essere una koinè che possa unire tutto il popolo che lo custodisce, senza voler essere la parlata di una limitata area linguistica.

UN ASSAGGIO DELLO SPETTACOLO...

PER SAPERNE DI PIU'

Il siciliano non ha ancora uno standard riconosciuto e attualmente ci sono due criteri: quello etimologico, che si rifà all'origine delle parole e alla tradizione scritta e quello fonologico, che imita la pronuncia della zona di provenienza dell'autore.
Fino alla fine dell'Ottocento l'unico criterio, etimologico, permetteva a tutti gli scrittori siciliani di scrivere allo stesso modo a prescindere dalla provenienza geografica. Soltanto in seguito è prevalso il criterio fonologico che ha portato alla diaspora di miriadi di vernacoli.
La scelta era necessaria prima di intraprendere una coerente scrittura. Noi abbiamo optato per il criterio etimologico non per dimostrare che è migliore ma perché, in assenza di una convenzione accettata universalmente, occorre una scelta che permetta la confezione di un prodotto artistico coerente. Allo stesso tempo, ciò amplia le possibilità di fruizione da parte sia di tutti i siculofoni che persino dai parlanti un'altra lingua romanza che riescono a comprenderla per la comune origine latina. Il prezzo da pagare è uno scritto che in un primo momento può sembrare estraniante, ma nulla di diverso dalla differenza che passa tra l'italiano scritto e aulico di un testo letterario e il registro colloquiale usato tra amici davanti a una pizza.

 

CURIOSITA' E CHIARIMENTI
Lingua, dialetto, vernacolo: facciamo chiarezza
La differenza tra lingua e dialetto, in genere, è di natura politica. La lingua gode del vantaggio dell'ufficialità e dell'uso diffuso nell'amministrazione, nella cultura, nella scienza...
Per tale motivo è insegnata e impiegata per leggi, libri, giornali, per insegnare nelle scuole e nelle università. Di conseguenza vive e si evolve su ogni ambito della realtà.
Lo stesso percorso avrebbero seguito le lingue regionali, chiamate dialetti.
Linguisticamente, il siciliano, il veneto, il catalano, lo spagnolo, il rumeno, l'italiano sono tutte lingue neolatine, figlie del latino e per questa ragione, sorelle.
È linguisticamente falsa la convinzione comune che le lingue regionali del nostro Paese siano derivate dall'italiano.
Il vernacolo è invece “l’uso popolare del parlare caratteristico di un determinato luogo o regione, con particolare riferimento ai tratti che lo differenziano dalla lingua letteraria.
La Divina Commedia è scritta in dialetto toscano, dato che all'epoca la lingua non aveva carattere di ufficialità. Con l'italiano lingua nazionale fa parte della Lettaratura italiana.